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Il quartetto azzurro del ciclismo su pista-inseguimento ha vinto l’oro contro la Danimarca alle Olimpiadi di Tokyo. Oro, con record del mondo. Siamo venuti fino a qui, dentro un modernissimo velodromo con la pista che incendia le ruote e i ciclisti, penisola di Izu, prefettura di Shizuoka, lontano da Tokyo, dove una quota di pubblico è permessa. Siamo venuti a infilare nel tascapane una medaglia bellissima, il trionfo nell’inseguimento a squadre, che permette all’Italia della pista di mantenere viva una tradizione ricchissima, culminata a Rio 2016 nell’oro nell’Omnium di quell’Elia Viviani che qui a Tokyo è stato portabandiera e che domani scende in campo per riprovarci. La finale contro la temibilissima Danimarca, uscita vincente in semifinale da un pasticciaccio brutto con la Gran Bretagna (con tamponamento, ricorso respinto), è un capolavoro di velocità e precisione nei cambi, con l’Italia che riapre la sfida sul finale, prendendosi la vittoria a bocca aperta e polmoni vuoti, con un tempo da capogiro: 3’42”032. E la vittoria smorza subito la polemica sui danesi, autorizzati a indossare un sottobody vietato agli azzurri. È la medaglia di Francesco Lamon, 27 anni, veneziano, a cui è affidata la partenza, Simone Consonni, 26 anni, da Bergamo con furore, il direttore che amministra l’andatura del quartetto; è il successo del giovanissimo talento friulano Jonathan Milan, 20 anni, detto “il bimbo”, responsabile del ritmo di gara e di Filippo Ganna, 25 anni, che non ha bisogno di presentazioni: il campione del mondo in carica della crono (quinto nella gara contro il tempo olimpica al Fuji, poco lontano da qui) è stato protagonista degli ultimi due Giri d’Italia, svoltisi nell’arco di sei mesi per colpa della pandemia.
Filippo Ganna (Odd Andersen/Afp) È a lui, Super Ganna, che è affidata la chiusura dell’inseguimento, gli ultimi due chilometri a un ritmo furibondo. Ed è sempre lui che guida il giro d’onore con la bandiera tricolore in spalla e con i compagni, pronti ad emozionarsi per l’inno sul podio. Sbriciolato in semifinale contro la Nuova Zelanda il record del mondo alla stratosferica velocità media di 64,775 km all’ora (3’42”307), il c.t. Marco Villa cala sulla pista del velodromo di Izu lo stesso poker d’assi. E i ragazzi non deludono: seguendo fedelmente la tabella del guru, che oltre che un tecnico per i ragazzi è anche un amico, il treno Italia sbriciola avversari e pronostico, percorre 4 km con cambi regolari e precisione da metronomo, annichilendo la qualificatissima concorrenza. Bronzo all’Australia. L’inseguimento a squadre azzurro non saliva sul podio da Città del Messico 1968 (Bosisio, Chemello, Roncaglia, Morbiato bronzo). E’ la medaglia numero 30 della spedizione azzurra ai Giochi di Tokyo: superato martedì con l’oro di Tita e Banti nella vela il bottino di Rio 2016 (28), adesso l’Italia mette nel mirino il primato assoluto di 36 medaglie centrato sia a Los Angeles ’32 che a Roma ’60, nelle Olimpiadi di casa. Dopo aver vissuto, tra Fuji e Uzu, in un piccolo villaggio olimpico ai confini del mondo (un ex villaggio turistico a 15 km dal velodromo), la pasta con l’olio e il parmigiano come lusso sfrenato a tavola e l’acqua gasata (ordinata su Amazon dopo che era finita) come massima concessione alle bollicine, adesso gli azzurri potranno regalarsi una gita a Tokyo prima di rientrare in Italia. Ganna aveva promesso una bevuta per tutti, anche se non è chiaro chi offrirà il primo giro. L’Italia, dall’inizio dei Giochi, ha conquistato 30 medaglie: delle Olimpiadi.
Fonte:
https://www.msn.com/it-it/sport/other/l-it...a?ocid=msedgntp
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