Addio a Bepi Ros, la "Roccia del Piave": fu bronzo olimpico a Tokyo '64

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    Addio a Bepi Ros, la "Roccia del Piave": fu bronzo olimpico a Tokyo '64
    L'ex pugile aveva 79 anni: peso massimo, tre volte campione d’Italia professionisti fra il 1970 e il 1973. Da anni una malattia l’aveva costretto in sedia a rotelle
    di Ivan Malfatto

    l mondo del pugilato piange la “Roccia del Piave”. Bepi Ros è morto oggi intorno alle 8,30 all’ospedale di Vittorio Veneto, dov’era ricoverato da una settimana. Aveva 79 anni. Era nato a Santa Maria di Piave e viveva a Susegana, sempre in provincia di Treviso, dove al termine della carriera aveva gestito un bar con la famiglia. È stato un ottimo peso massimo, tre volte campione d’Italia professionisti fra il 1970 e il 1973, medaglia di bronzo all’Olimpiade di Tokyo nel 1964. Da anni una malattia l’aveva costretto in sedia a rotelle. Cinque giorni fa era morto il fratello Ernesto, 10 anni più giovane, anch’egli pugile e campione d’Italia dei pesi medi nel 1983-84. I due insieme hanno vissuto, combattuto sul ring e hanno voluto andarsene.

    La roccia
    Ros è stato un pugile che ha caratterizzato l’epoca d’oro della boxe italiana negli anni ‘60 e ‘70. "Non è stato un grande campione, ma per batterlo bisognava essere grandi campioni" dice di lui un campionissimo come Bruno Arcari, nella bella biografica che il quasi omonimo e conterraneo Ido Da Ros gli ha dedicato nel 2005 (“Bepi Ros. La roccia del Piave”, Bastiani, Tv). Un giudizio azzeccato. Basso per la categoria (1,79), dal fisico tutt’altro che scultoreo, chiuso a testuggine con le braccia davanti al volto per non prendere colpi quando boxava, non aveva l’aspetto del peso massimo che ti mette ko con un pugno. "A vederlo sembra più un parroco di campagna, o un contadino ben nutrito", riporta la biografia uno dei giudizi dei tanti giornalisti che all’epoca non azzeccarono la valutazione su di lui. Però era duro come la roccia (appunto), non indietreggiava mai, non è mai andato ko in 60 incontri da professionista. Neanche contro Joe Bugner, aitante inglese reduce da una brillante sconfitta ai punti contro Muhammad Ali, che il 2 ottobre 1973 alla Royal Albert Hall di Londra mise in palio il titolo europeo contro di lui.

    Il capolavoro

    Quello è stato il capolavoro di Ros. Una sconfitta salutata come una vittoria morale, visto il divario sulla carta. Il veneto Bepi doveva finire schiantato dal tronfio suddito di sua Maestà. Invece gli ha dato filo da torcere per 12 round. L’altro motivo di celebrità in quegli anni per Ros è stata la saga delle sfide tricolori contro Dantè Cane, il “Gigante buono” emiliano. S’incontrarono cinque volte fra il 1970 e 1976, bilancio in perfetta parità: due vittorie a testa e un pari. Ros ha sfidato inoltre i migliori pugili dell’epoca, Zanini, Baruzzi, Zanon, Righetti, Evangelista...

    Datemi Frazier

    Il suo record da professionista, tra il 1965 e il 1975, parla di 46 vittorie (24 per ko), 16 sconfitte e 2 pareggi. Ha combattuto 10 volte per il tricolore. Da dilettante è stato campione mondiale militare e campione italiano (1964). All’Olimpiade ha vinto la medaglia di bronzo, nell’edizione in cui a trionfare è stato un certo Joe Frazier. Ros non l’ha incrociato. "Sarebbe stato l’uomo giusto per me - raccontava Bepi - uno che ci stava a fare a botte, ma non aveva mai dato prova di essere un grande incassatore: in quell’Olimpiade l’ho visto andare a terra tre volte. Peccato, posso dire di essere stato a un pelo dall’oro". Addio “Roccia del Piave”.


    fonte: https://www.gazzetta.it/Sport-Vari/17-02-2...475665605.shtml
     
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