DEMOCRAZIA SENZA PARTITI

Dal sogno di Adriano Olivetti la proposta di una comunità senza partiti

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    DEMOCRAZIA SENZA PARTITI
    Dal sogno di Adriano Olivetti la proposta di una comunità senza partiti


    PREFAZIONE

    Sono molto lieto di redigere la Prefazione a questo interessante volume, e nel farlo non voglio limitarmi a considerazioni di circostanza, ma intendo invece focalizzare l’attenzione del futuro lettore sulle indubbie connotazioni di originalità dell’opera.

    Essa non è né una sorta di “libro dei sogni”, volto alla formulazione di un progetto destinato ad infrangersi di fronte alle miopie ed agli egoismi di tanti, né un “prodotto finito”, che deve essere accettato o rifiutato nella sua interezza, senza possibilità di interventi o correzioni.

    Al contrario il libro, come chiaramente indicato dal suo autore, tende ad offrire lo spunto iniziale per un dibattito ampio e profondo, destinato a ispirare una rivisitazione di impostazione connotate da incrostazioni del passato, permettendo così al nostro Paese un reale, decisivo passo in avanti sulla strada della reale partecipazione della collettività ai grandi processi decisionali, trasformando il “popolo” da mero spettatore, adulato solo in occasione delle continue sfide elettorali ma poi di fatto “dimenticato”, a vero cuore decisionale e centro propulsore del sistema.

    Già nelle prime pagine del volume sono contenuti gli elementi che ne evidenziano la connotazione sotto più di un aspetto “rivoluzionaria” rispetto all’attuale modello politico, anche se in realtà questa “rivoluzione” non è altro se non un tentativo di ritorno alle forme più autentiche di democrazia, alla ricerca diretta finalmente a far sì che le singole realtà locali rappresentino il “centro” del dibattito decisionale.

    Lo scopo è quello di trasferire dalle segreterie dei partiti alle comunità territoriali il cuore pulsante della politica italiana.

    La “filosofia” dell’intero scritto è quella di porre termine all’attuale degenerazione del dibattito ideologico, caratterizzato da scontri continui ove lo scopo perseguito, spesso, non è, purtroppo, quello di garantire il reale interesse del Paese ma solo di “colpire” l’avversario, con toni verbali sempre più aggressivi, caratterizzati da aspetti di vero e proprio odio nei confronti di chi non condivide determinate soluzioni.

    Molto correttamente nel volume viene posta in luce l’esigenza di un «confronto costruttivo» al fine di pervenire invece a «soluzioni condivise» nell’interesse dei cittadini.

    In altri termini, il dialogo dovrebbe sostituirsi allo scontro continuo.

    Il saggio non si inserisce affatto nel quadro dell’“antipolitica” populista. L’Autore esprime rispetto, come viene espressamente affermato nel testo, in ordine a quanto è stato fatto per l’Italia da coloro i quali, nei vari schieramenti politici, hanno creduto in determinati ideali, lavorando per lo sviluppo economico e democratico del nostro Paese.

    Viene invece, giustamente, censurata la politica “urlata”, connotata solo dalle invettive verso gli avversari, tesa unicamente a denigrare e distruggere, laddove, al contrario, si dovrebbe avere l’umiltà e la capacità di accogliere invece visioni costruttive pronte anche a comprendere le idee differenti dalle nostre, qualora esse possano condurre a risultati costruttivi.

    Come recentemente mi ha detto l’estensore di questo volume, bisogna evitare il protrarsi della prassi distorta in base alla quale i partiti all’opposizione, “per principio” contestano qualunque progetto delineato dalla maggioranza governativa e, parimenti, i partiti di maggioranza rifiutano aprioristicamente, molto spesso, di tener conto delle proposte dell’opposizione.

    Al centro della scena politica, oggi, vi è infatti lo scontro fra partiti, e non il benessere della collettività.


    Il volume tiene inoltre conto della difficilissima situazione economica in cui versa attualmente l’Italia. Viene ricordato come l’ultima relazione della Commissione Europea del 13 febbraio 2020 collocasse il nostro Paese all’ultimo posto nelle stime di crescita del PIL. La situazione si è poi ulteriormente e drammaticamente aggravata a causa delle ricadute derivanti dalla pandemia epidemiologica collegata al virus COVID – 19, che hanno prodotto effetti devastanti, collegati alla chiusura imposta a buona parte delle attività commerciali, nell’ambito di vari lockdown, che si sono protratti per un significativo arco temporale.

    L’Autore dello scritto ritiene fondamentale porre al centro del dibattito le comunità locali, dando pertanto rilievo preminente al ruolo dei Sindaci e dei Consiglieri comunali.

    Assolutamente condivisibile, in un’ottica di reale trasparenza, appare la proposta in base alla quale per le elezioni comunali dovrebbe essere imposto l’obbligo da parte dei candidati a Sindaco di indicare preventivamente la loro eventuale “squadra di Governo”.

    Il libro mira inoltre a ridisegnare l’intero contesto degli ulteriori organi amministrativi e di governo, lasciando peraltro ai futuri dibattiti la risoluzione di uno snodo strategico, rappresentato dalla valutazione circa l’opportunità o meno di proseguire lungo la linea tratteggiata dalla riforma Del Rio, volta alla soppressione delle province.

    Un passaggio decisivo e davvero “rivoluzionario” è rappresentato dalla proposta tendente all’elezione diretta del Presidente del Consiglio.

    Scomparirebbe dunque al riguardo la voce dei partiti; non a caso l’Autore opera il richiamo alla “democrazia senza partiti”, in omaggio alle intuizioni, all’epoca considerate utopistiche, di Adriano Olivetti.

    Al di là dei concreti meccanismi proposti, e sui quali certamente si soffermerà l’attenzione dei lettori, è importante rimarcare quella che rappresenta una delle connotazioni del volume, costituita dalla consapevolezza della necessità di garantire che i Sindaci rappresentino la reale espressione della volontà popolare e non siano invece “catapultati dall’alto” dalle segreteria dei partiti, e parimenti di far sì che gli elettori, nello scegliere i soggetti chiamati ad amministrare i territori in cui vivono, effettuino la loro scelta sulla base delle capacità e della rettitudine di questi ultimi, e non perché essi sono stati indicati da leader ritenuti carismatici a livello nazionale.

    Citando quasi letteralmente un passaggio molto significativo del volume, e che si condivide totalmente, è stato osservato come nell’era della comunicazione i segretari nazionali dei vari partiti sono spesso diventati dei “trasportatori di voti”, con campagne mediatiche molto pubblicizzate, ove la loro presenza sui territori, limitata peraltro solo al periodo elettorale, appare determinante per l’esito del voto.

    Tutto ciò sminuisce l’importanza di quello che invece dovrebbe essere l’aspetto fondamentale, e cioè la valutazione da parte degli elettori dei singoli candidati locali, facendo dimenticare, come sottolineato dall’Autore, che a governare sul territorio saranno i candidati locali, e che pertanto il giudizio va focalizzato unicamente su di loro e sui loro programmi.

    Le speranze dello scritto si appuntano proprio sui sindaci, che assumerebbero un ruolo centrale nell’attuazione della riforma proposta; essi vengono definiti le “sentinelle del territorio”, e tale terminologia appare a nostro giudizio del tutto corretta, in quanto sono o almeno dovrebbero essere in grado di conoscere pienamente i reali problemi delle rispettive comunità e gli strumenti idonei a risolverli.

    Il volume non è certo un compendio di proposte magari allettanti ma probabilmente irrealizzabili; al contrario prospetta una serie di indicazioni, alcune delle quali potrebbero immediatamente trovare una concreta attuazione.

    Emblematica al riguardo è la proposta di un “Election day”, tendente a concentrare in un unico giorno le elezioni dei vari organismi politici, con evidente notevolissimo risparmio di spese.

    Si eviterebbe infatti la attuale continua dilapidazione di denaro pubblico dovuta alle continue votazioni, e soprattutto verrebbe meno l’attuale velenosa situazione di stallo caratterizzata dalla sussistenza di una campagna elettorale “permanente”.

    Siamo dunque in presenza di un saggio indubbiamente significativo, in relazione al quale il lettore deve essere ben conscio di trovarsi di fronte ad un crogiuolo di progetti e non di proposte meramente utopistiche.

    Susciterà certamente unanime condivisione da tutti coloro i quali avranno la possibilità di approfondirne il contenuto l’impostazione che rappresenta la più significativa specificità del volume, volta a pervenire ad una differente visione di fondo dello stesso concetto di politica, alla luce di una logica ispirata ad una reale attenzione alle esigenze della collettività e volta a porre fine alle degenerazioni dell’attuale contesto, che considera purtroppo il confronto elettorale solo come uno strumento di lotta ideologica contro gli avversari e non come un mezzo per pervenire ad un miglioramento della società.


    Gennaio 2021


    Prof. Cons.
    Pierpaolo RIVELLO
    Procuratore Generale emerito presso
    la Suprema Corte di Cassazione

    fonte: www.democraziasenzapartiti.eu/
     
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