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L'articolo è dello scorso 02 Febbraio 2023
Secondo il racconto della presunta vittima, l’uomo avrebbe tentato di palpeggiarla, prima di aggredirla e lasciarla dolorante davanti alla sua abitazione
NAPOLI. Ha riferito alle forze dell'ordine di essere stata aggredita dal figlio del boss dopo che quest'ultimo aveva scoperto che era una donna transgender. L'episodio – sul quale sta indagando la Polizia di Stato su delega della sezione «fasce deboli» della Procura – è avvenuto a Napoli, la notte tra il 13 e il 14 gennaio scorsi.
È stata la stessa ragazza, giovanissima, a fare la rivelazione al figlio del boss, mentre erano appartati. Lui però, secondo il racconto fornito dalla presunta vittima, avrebbe reagito male: avrebbe tentato di palpeggiarla, per poi picchiarla e lasciarla dolorante davanti alla sua abitazione.
Lei ha deciso di denunciare la violenza sessuale: si è recata in commissariato e riferito alle forze dell'ordine dei presunti abusi subìti. La giovane si è anche recata in un ospedale della città dove i sanitari hanno riscontrato contusioni giudicate guaribili in 15 giorni.
Fonte
Insomma, nulla di nuovo in quei territori popolati da stirpi orientali. L'anti transgenderismo è pur sempre una forma di razzismo su base non razziale ma identitaria, in particolar modo sull'identità di genere non binario.
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Purtroppo la condizioni di omosessuali e di transgender all'interno di società mafiocentriche è difficile. La cultura della mafia in quei territori popolati da stirpi orientali è incentrata sull'onore e su una condotta sessuale di tipo tradizionale, e quindi i rapporti sessuali di tipo omosessuale o con transgender sono considerati disonorevoli per l'intero clan famigliare, una cosa da condannare gravemente per chi commette queste cose. Il ragazzo ha reagito cosi non solo perchè fortemente anti transgender, ma anche per non disonorare la famiglia.
Queste cose avvengono principalmente in società fortemente patriarcali, tipo quelle mediorientali, dove la centralità della famiglia tradizionale viene sacralizzata proprio dalle loro religioni sessuo repressive, oltre che repressive nei confronti dell'identità di genere non binaria. Certo, questo non giustifica minimamente il figlio del boss.
Nascere omosessuali o con disforia di genere in quei territori li equivale ad essere condannati a morte in giovane età, e molto spesso sono i propri genitori ad uccidere i propri figli, per preservare l'onore famiglia, evitando, di conseguenza, la macchia della vergogna del resto della comunità.
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