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Le cose accadono troppo velocemente, anche quando il tempo sembra non passare mai. Se mi giro indietro vedo un me stesso totalmente diverso da quello che sono ora. La vicissitudini a cui noi tutti andiamo in contro ci cambiano, ci fanno maturare, ci fanno soffrire. Una delle cose che ho imparato dalla vita è non fidarsi mai delle proprie aspettative, di non avere una cieca e ingenua fede che queste possano realizzarsi, perchè purtroppo non è sempre cosi, quantomeno non per tutti ovviamente. Mi è successo sempre tutto l'opposto di ciò che avrei voluto, di ciò che avrei desiderato. Ma no, non la chiamo più sfiga oramai, o sfortuna, ma semplicemente il fato dalla quale siamo predisposti sin dalla nascita: il mio fatalismo è la prova della mia incapacità di poter trovare altre motivazioni plausibili a tutto ciò. Di norma, la gente non accetta e non tollera che la propria vita sia predestinata, perchè equivarrebbe ad accettare il fatto che non siamo noi a determinare la nostra vita, ma è il destino. Quanto invidio queste persone!
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Errata corrige:
Molto meglio parlare di esistenzialismo paranoico per quanto mi riguarda più che di esistenzialismo e di paranoia in generale. E' difficile essere razionalmente oggettivi difronte alla soggettività di una vita materialistica che riguarda tutti noi. Le dinamiche che intercorrono tra questi due fattori sono a dir poco obsolete. Quando la fatalità prevale, si è in balia delle proprie calamità, e non si può far nulla in questo: la differenza tra coloro che non si pongono il problema è dovuta principalmente al fatto che le loro ambizioni e prospettive si sono realizzate; differentemente da coloro che non ci sono riusciti. E qui bisogna distinguere bene le ambizioni e le prospettive materialistiche da quelle non materialistiche, che sono il mio caso. Poi è ovvio, quasi lapalissiano, che tutto si trasformi in utopistiche irrealizzabili, sul piano oggettivo.
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1 replies since 14/1/2024, 20:06 39 views
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