L'idromele bergamasco orobico

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    idromele

    C’era una volta l’idromele Ora rinato in Val Brembana

    Chi di voi conosce la storia dell’idromele? Anzi, chi di voi sa che cosa sia esattamente questa bevanda? In effetti, si tratta di un prodotto non molto noto e poco consumato in Italia. Sintetizzando, si può dire che è una bevanda alcolica ottenuta attraverso la fermentazione di miele addizionato con acqua e tipica di una certa cultura del Nord Europa, in particolare legata a quella celtica. Pare, infatti, che i boccali traboccanti che trangugiano i famosi galli Asterix e Obelix siano proprio ricolmi di idromele. In realtà, alcuni studi di archeologia hanno scoperto in Bergamasca antichi contenitori che, dopo un’attenta analisi, hanno dimostrato contenere tracce di questa bevanda. Un ricordo antichissimo e oggi totalmente dimenticato legato al passaggio, sul nostro territorio, di popolazioni nordiche. Ora non vi è venuta la curiosità di assaggiarlo?

    Siete fortunati, perché tre ragazzi, Daniele Dogadi Bratti, Marcello Rota e Morris Sigismondi si sono messi all’opera per riportare in vita questo particolare prodotto. La storia è iniziata quasi per caso e come un sfida, circa un anno fa. Piano piano si è rivelata una scelta che ha incuriosito i consumatori, invogliando e convincendo i tre a ingrandirsi sempre più. Oggi sono circa novecento i litri di idromele prodotti all’anno, ma le stime sono in crescita e i progetti futuri non mancano. Da subito, i ragazzi hanno deciso di fare le cose per bene (che è una delle chiavi del loro successo), andando a cercare un ottimo miele, ovviamente ingrediente principale. Le Tre Rune (questo il nome del marchio, scelto per riecheggiare atmosfere norrene e per simboleggiare i tre protagonisti del progetto) produce totalmente ed esclusivamente in Val Brembana, con l’acqua pura della valle e con il miele dell’azienda agricola Apicoltura La Fata delle Api di Luigi Rubini di Piazza Brembana, tra i protagonisti di questo progetto di riscoperta. Anche il processo produttivo avviene sul territorio e i tre si sono già guadagnati il marchio di qualità che identifica questo idromele come prodotto brembano.

    Un progetto audace, che ha impiegato i tre anche sul piano del processo produttivo, nel senso che è stata studiata e messa a punto una metodologia originale ispirata a quello che, probabilmente, era il metodo ancestrale, purificandolo e correggendolo da tutte le possibili contaminazioni per ottenere un prodotto di ottima qualità organolettica. Andando più nel dettaglio, spiegano che in Francia, dove l’idromele ha un mercato più ampio e una produzione più importante, si segue una metodologia simile a quella utilizzata per la vinificazione; loro, invece, hanno scelto di avvicinarsi maggiormente al metodo di produzione della birra. Il risultato è una bevanda non gasata che può arrivare fino a 16 gradi alcolici e che porta con sé tutte le sfumature aromatiche del miele, mantenendone le caratteristiche. L’idromele di tiglio, piacevole, dolce e molto molto beverino, quasi estivo, si scontra per esempio con la corposa compostezza dell’idromele di castagno, quasi da meditazione. Una piccolissima produzione artigianale e di qualità che ormai con difficoltà accontenta le richieste del mercato. Ma siamo certi che andrà sempre meglio.


    Fonte

    Si vabbè, ok, ottima iniziativa. Però bisogna essere davvero idioti per associare l'agglomerato di popoli celtici d'Europa ai nordici (germani e scandinavi)..
    Un minimo di conoscenza ragazzi!!
    Persino il richiamo alle tre rune è fuori contesto, dal momento che in quel territorio, in epoca preromana, era abitato dall'antico popolo degli Orobi o Orumbovi, i quali, tra l'altro, stando sia alla storiografia classica che alle scoperte archeologiche, non erano ne di stirpe celtica, ma men che meno nordica.
    Certo, a seguito del processo di celtizzazione della Cisalpina essi furono a loro volta celtizzati, ma dai, i Celti nordici non si può nemmeno sentire, è un terribile ossimoro!!


    Edited by CISALPINO - 4/2/2024, 00:45
     
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    Val Brembana.
    Un nome, un brutto ricordo.
     
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    Quale brutto ricordo?
     
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