L'esistenzialismo materialistico è l'inesistenzialismo di una vita non autentica

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    Io dubito della mia esistenza cosi come dubito dell'esistenza degli altri.

    Siamo realmente vivi perchè ci batte un cuore e respiriamo?

    Siamo realmente vivi perchè pensiamo e ragioniamo, da qui la locuzione cartesiana di cogito ergo sum?

    Io credo proprio di no: La nostra è un esistenza materialistica e la materia non è realmente viva. Siamo come una scatola di cartone senziente, ma il fatto di essere senzienti non è una prerogativa per stabilire la nostra reale esistenza. Il materialismo domina su questo pianeta e da esso scaturiscono pensieri filosofici, culturali - sociali e religiosi che non hanno nulla a che vedere con l'essere realmente vivi.

    Come si può essere realmente vivi se il fine unico della nostra non esistenza è appunto la morte?
    Come si può essere realmente vivi se siamo composti da materia, ovvero, da sostanze inanimate nel loro stato primario?
    E se qualora esistesse l'anima, come potrebbe essere parte fondamentale del nostro costrutto formato essenzialmente da materia?

    Io credo che scimmiottiamo la vita, quella vera, ma senza che la nostra lo sia per davvero. La vera vita si trova al di là della materia e dei suoi costrutti, delle sue dipendenze e assuefazioni, dal materialismo economico, che poi è la quintessenza di uno dei prodotti maggiori della materia.

    Siamo materia senziente, ma pur sempre materia siamo e da essa proveniamo, e quindi, non realmente vivi.

    P,S,

    Ho aperto questa discussione in merito a quel che ho letto all'interno dell'opera del pastore protestante statunitense presbiteriano Barry Downing:" La Bibbia e i dischi volanti".


    dddd

    E' vero che il solo dubitare è controproducente alla nostra programmazione, poichè il sistema rischia di andare in stallo. Il dubbio può generare un anomalia in quelli che potrebbero essere chiamati "software programmati" a tal punto da divenire un virus per il sistema stesso.

    Ma colui che non dubita, a mio avviso, è come se accettasse tutto questo, ovvero, di non essere realmente vivo, in piena conformità della propria programmazione. Colui che dubita, invece, alimenta la propria coscienza su se stesso e sugli altri, rendendosi conto di quanto, in realtà, sia tutta una messinscena ben architettata. E quindi, ritiene questa falsa esistenza inutile, insensata, almeno per noi, non certo per i fabbricatori.
    Questo avviene quando si è alla ricerca della vita reale, una volta appurato che la propria sia una falsa.

    Difatti, coloro che non dubitano, vivono pensando che la loro vita sia autentica, anche se magari di autentico non vi è nulla, ma finiscono per essere strumenti del sistema: Il discorso non dipende dal fatto che questi siano più felici degli altri, in assenza del dubbio, ma che in loro questa anomalia non si presenta.
    Si parla di anomalia proprio quanto questa non si manifesta nella maggioranza delle persone, altrimenti il sistema stesso fallirebbe.

    Questi il dubbio non se lo pongono, perchè sono parte integrante di quello che dovrebbe essere il progetto "divino", quindi, sono tarati in modo tale da non porsi tale dubbio.

    ddjjd

    Fonte:

    Bereshit - Mamash


    Ma questo perchè in origine la stipre cosiddetta adamitica dagli ebrei fu fabbricata appositamente con una predisposizione al lavoro come riportato qui sotto

    Edited by CISALPINO - 2/5/2023, 17:33
     
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    Facendo finta che quel che vi sia scritto nei testi sumero accadici possa in qualche maniera essere veritiero:

    annunaki

    Fino a che punto gli esseri umani possano essere definiti realmente vivi al pari dei loro creatori?

    La loro vita è solo un facsimile della vita reale dei precursori. Si che essi furono fabbricati appositamente con l'impostazione del lavoro, per fare in modo che essi si sostituissero al lavoro dei precursori.
    In pratica non sono realmente vivi, ma neppure hanno un libero arbitrio: sono stati progettati sia per lavorare e sia per fare la guerra.

    Sotto certi punti di vista i fabbricati stanno facendo la stessa identica cosa dei loro fabbricatori, ovvero creare delle macchine autonome che sostituiscano gli operai umani (creati dai precursori), con lo scopo di far gravare su loro il duro lavoro.

    Per quanto si possa essere contro il feticcio e il culto del lavoro, sempre facendo finta che sia vero quel che c'è scritto, non riusciremo mai ad andare oltre, poichè il culto del lavoro è strettamente interconnesso con la pre impostazione degli stessi esseri umani, si che non serve ad altro che alimentare la necessità di lavorare.
    Essendo stati fabbricati appositamente per questo, essi non lavorano per vivere, ma vivono per lavorare, poichè questo è il loro scopo e lo scopo per il quale sono stati creati.
     
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    Ma cosi facendo l'essere umano viene convertito in uno strumento di lavoro atto a produrre, cosi come uno strumento di guerra remunerato, visto che la guerra è diventata un lavoro a tempo pieno millenni fa.
    La stessa società è organizzata in moto tale che ogni adolescente possa a sua volta divenire strumento di queste due facce paritetiche una volta divenuto adulto.
    Chi non lavora non fa l'amore è uno slogan canterino che si adatta alla perfezione all'interno di società lavorocentriche, cosi come il motto che campeggiava sopra i cancelli di numerosi campi di concentramento del secolo scorso, ovvero il lavoro rende liberi.

    Entrambe vogliono dare l'immagine falsata che il lavoro e la fatica ci possano rendere davvero liberi e felici, quando invece è tutto l'opposto. Fermo restando che la stirpe adamitica fu fabbricata appositamente con siffatta predisposizione per svolgere principalmente queste due mansioni: lavoro e guerra, oltre alla cieca obbedienza al proprio capo e superiore.
     
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    Produci - consuma - crepa, cantava Lindo Ferretti nei CCCP, nulla di più vero se questo viene applicato alla stirpe adamitica fabbricata dagli Elohim appositamente per svolgere taluni ruoli predisposti:

    I primi due sono ruoli predisposti, ovvero quello di produrre e di consumare, quello di crepare è più che altro l'inevitabile fine di tutti noi, anche questo predisposto dai precursori.


    Edited by CISALPINO - 27/5/2022, 19:38
     
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    3d di riferimento:

    Sindrome da workaholism
     
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    La teoria dell'universo simulato di Melvin M. Vopson


    Gli esperti del settore sono ad un passo per confermale e validare quel che ho scritto in questo post.
     
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    Film che hanno tutti una cosa che gli accomuna, ovverosia la tematica del vivere in un mondo simulato, in una finzione, di non essere realmente vivi e di essere all'interno di un programma ben elaborato. Sarà un caso o qualcos'altro?

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    Edited by CISALPINO - 5/12/2023, 08:03
     
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    Viviamo in una realtà simulata?
     
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    L'unico modo per emanciparsi da questa simulazione è non farne più parte, quindi morire.
     
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    Non mi sembri uno che ha tentazioni suicide
     
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    CITAZIONE (quarant8 @ 20/12/2023, 07:40) 
    Non mi sembri uno che ha tentazioni suicide

    A prescindere da questo, l'unico modo possibile per emanciparsi da questa simulazione è suicidarsi. Altre alternative non le vedo sinceramente.
    Non abbiamo accesso al codice sorgente e non possiamo cambiarla a nostro piacimento questa ""realtà"" simulata.
    Tra l'altro realtà e simulazione sono termini antitetici, se non addirittura un ossimoro.
     
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